La conoscenza di un territorio e dei suoi valori identitari costituisce non solo il fondamento di un sentimento di appartenenza per le comunità che vi risiedono, ma anche il presupposto per un reale apprezzamento e per una consapevolezza del valore, collettivo e individuale al tempo stesso, del patrimonio culturale locale, oltre che una condizione essenziale per la sua tutela e per la sua rinascita economica e sociale.

Knowing a country and its identity values is both the basis for a sense of belonging for local communities and the prerequisite for an appreciation and a true understanding of the single and collective importance of the cultural and territorial heritage. It is, moreover, the necessary condition to promote its protection and economic and social revival.

domenica 13 dicembre 2015

Chiesetta della Madonna della Neve tra i borghi di San Felice e Corbara


La chiesetta della Madonna della Neve nascosta fra i colori dell' autunno.



PREGHIERA ALLA MADONNA DELLA NEVE

Vergine Immacolata bianca e pura 
piu' della neve, stendi su tutta la tua terra un candido
manto della tua neve, della tua purezza, della
tua innocenza, della tua bellezza.
Rendi i nostri cuori bianchi e simili alla neve;
puri, innocenti,, belli agli occhi di Dio.
Amen






Si veda anche l'altro post pubblicato precedentemente:
http://lebellezzedelmassico.blogspot.it/2015/05/sul-sentiero-per-corbara.html


sabato 12 dicembre 2015

Convegno per il 70° Anniversario della ricostituzione della Provincia di Caserta



Lunedì 14 dicembre 2015, alle ore 16, nella Sala Conferenze della Biblioteca Diocesana,  si terrà il convegno di Studi dedicato alla celebrazione del 70° anniversario della ricostituzione della Provincia di Caserta (11 giugno 1945) organizzato dall’Istituto di Scienze Religiose “S.Pietro”, dall’Archivio di Stato di Caserta, dal Centro Studi “Francesco Daniele”, dell’ICSR “Vera Lombardi”, dall’Amministrazione Provinciale di Caserta e dalla Facoltà di Lettere della Seconda Università di Napoli.
Il convegno si propone di rivisitare, attraverso una serie articolata di agili interventi di illustri storici ed esperti, la storia dei due momenti centrali della vicenda che riguardò l’antica provincia casertana: la sua soppressione, maturata nel clima politico instauratosi con l’avvento del fascismo, e la sua ricostituzione, sia pure in un ambito territoriale molto ridimensionato, a liberazione avvenuta.
Dopo gli indirizzi di saluto del Direttore dell’ISSR “S.Pietro”, don Nicola Lombardi, del Presidente dell’Amministrazione Provinciale di Caserta, Angelo di Costanzo, e della Direttrice dell’Archivio di Stato di Caserta, Luigia Grillo, che ha promosso l’iniziativa, introdurrà i lavori Felicio Corvese, Presidente del Centro Studi “F. Daniele”.
La prima parte del convegno riguarderà il processo attraverso il quale si affermò il fascismo nel Casertano, le circostanze e i motivi che portarono alla scelta politica del regime di azzerare l’antica provincia di Terra di Lavoro, i tentativi di rimediare al danno procurato al territorio casertano e le vicende che riguardarono l’amministrazione del casertano fino alla conclusione della guerra.  
In questa sezione sono previsti brevi relazioni degli storici: 
Nicola Terracciano (Le elezioni del 1924 in Terra di Lavoro  e il consolidamento definitivo del fascismo),
Marco De Angelis (La soppressione della Provincia), 
Paolo De Marco, (Terra di Lavoro nel periodo fascista), 
Giovanni Cerchia (Il Casertano durante la Seconda Guerra Mondiale).

Nella seconda parte del convegno saranno esaminate le diverse fasi che avrebbero poi portato alla ricostituzione della provincia, il contributo offerto dalle istituzioni dell’Italia liberata e dei partiti politici, il difficile e importante avvio dell’attività amministrativa e la successiva fase di rapida modernizzazione che investì il territorio casertano. 
Su questi temi interverranno 
Olindo Isernia (La (ri)costituzione della Provincia di Caserta e la non facile fase gestionale), 
Vincenzo De Michele (Il contributo dei partiti politici alla ricostituzione della Provincia di Caserta e l’avvio dell’attività amministrativa) ed Emanuele Blosio (Il processo di modernizzazione della Provincia di Caserta).
A trarre le conclusioni scientifiche del convegno ci sarà l’intervento dello storico Guido D’Agostino, Presidente dell’ICSR “Vera Lombardi”


Ufficio Comunicazioni
ISSR “S.Pietro” – Caserta
Tel. 0823 214592 - Fax 0823 214597
www.scienzereligiosecaserta.com

Biblioteca Diocesana - Caserta
Tel\fax 0823 214557


giovedì 22 ottobre 2015

Teano. “Giotto – L’Italia ed i luoghi”, in mostra il Crocifisso di scuola giottesca



La città di Teano sarà parte del circuito tendente ad unire l’Italia con l’arte dal titolo “Giotto – L’Italia ed i luoghi” un progetto del Ministero dei Beni Culturali realizzato nell’ambito di Expo 2015.
Dieci città in 35 meravigliose tappe con un unico filo conduttore Giotto e la scuola giottesca, da Firenze a Milano, Padova, Rimini, Roma, Assisi, Perugia ed infine Teano per giungere fino a Napoli.
Giotto, infatti, lavorò a Napoli dal 1328 al 1333, su incarico di Roberto D'Angiò.
Oggi, purtroppo, non resta molto del  grande lavoro sia suo che dei collaboratori di bottega.  Molti affreschi e opere furono grattati via già dal Cinquecento per essere sostituiti da motivi più affini ai gusti dell'epoca. Qualcosa, però è rimasto. A cominciare dai frammenti pittorici nel coro delle clarisse all'interno della chiesa di Santa Chiara, il primo cantiere aperto da Giotto a Napoli, nel 1328. 
Un'ulteriore testimonianza è nella sala Maria Cristina, con una Crocifissione attribuita a Maestro Delle Vele, già attivo nella basilica inferiore di Assisi. Nell'ex refettorio dei frati, oggi oratorio delle monache, è inoltre raffigurata l'allegoria della Mensa del Signore del 1332, di Maestro Giovanni Barrile.
Ancora, nel 1329 re Roberto affidò a Giotto i lavori in Castel Nuovo, che durarono fino al 1333. Di quell'opera, decantata dallo stesso Petrarca, oggi restano soltanto tracce di piccole decorazioni attorno ai finestroni. Altre tracce giottesche, ancora, nei colori di Roberto d'Oderisio sulle pitture dei "Sette sacramenti" e del "Trionfo della Religione" nella chiesa dell'Incoronata. Si aggiungono gli affreschi a Santa Maria Donnaregina Vecchia e nella Cappella Brancaccio di San Domenico Maggiore di Pietro Cavallini (antecedenti al 1312) e quelli sulle Storie della Vergine e di Maria Maddalena, di Maestro di Giovanni Barrile e Montano d'Arezzo.
Il viaggio continua anche fuori Napoli, precisamente nella chiesa di San Clemente a Teano, con uno splendido crocifisso di ispirazione giottesca, risalente al 1330.
Il magnifico crocifisso su tavola fu rinvenuto fra le rovine della chiesa, semidistrutta dalle incursioni aeree del 1943, e venne restaurato dalla Soprintendenza di Napoli. Dopo una iniziale attribuzione a Roberto d’Oderisio è stato assegnato al napoletano Maestro di Giovanni Barrile, attivo nella bottega giottesca del cantiere di Castel Nuovo.

Teano, Cattedrale, piazza Duomo
Dal lunedì al sabato ore 8,30-12
domenica 8,30-12 e 16-19

info 340 5585152



Testo tratto dal web
Foto di Salvatore Bertolino

venerdì 9 ottobre 2015

"The colors of Time" Mostra di pittura di Claudio Di Lorenzo



A volte si instaurano dei bellissimi rapporti tra Arte ed Architettura, ed è quello che è successo in occasione della Mostra di pittura di Claudio Di Lorenzo, appena conclusasi a Mondragone ed allestita in un bellissimo contesto quale quello del settecentesco Palazzo Ducale che fu già residenza della famiglia  Grillo, che tenne il ducato di Mondragone dal 1691 al 1801.

In un Palazzo aperto solo parzialmente in quanto ancora oggetto di restauro, le linee architettoniche dell’androne e dello scalone di onore, intrise di storia e cultura del Settecento, attendevano solo di essere “colorite” e riempite di specifici aspetti: scorci, temi, personaggi. Vi è riuscito molto bene l’amico Claudio  attraverso i colori delle sue piazze, dei suoi cortili, dei suoi vicoli, delle sue marine, delle sue maschere.






“The colors of Time”, “I colori del Tempo” una Mostra dal titolo rievocativo che riconduce alle sfaccettature ed ai colori di una civiltà medioevale e rinascimentale che, ancora oggi, incorniciano un antico e meraviglioso casale, quello di Sant’Angelo di Mondragone,  che in occasione della festività del santo patrono viene fatto risplendere, invitando  alla scoperta delle tante  bellezze artistiche e storiche che il tempo è riuscito a conservare…






Ed ecco chi è Claudio Di Lorenzo

Nato a Mondragone (Caserta), ove tuttora vive, si diploma, 1973, all'Accademia di Belle Arti di Napoli, sezione Scenografia; entra nel mondo artistico proprio come scenografo, firmando la scenografia di diversi lavori teatrali e lavorando con Tony Stefanucci, Mario e Maria Luisa Santella, Lucio Ciotola e Pasquale Schiappa.
Ha curato le illustrazioni nella stesura di diversi testi con il prof. Pasquale Schiappa ed il prof. Lello Ricci.
Ha realizzato cartelle di litografie per la città di Mondragone e Castelvolturno.
Ha ottenuto riconoscimenti in varie rassegne di estemporanee, collettive e mostre di pittura: Saronno, Caserta, Mondragone, Nola, Cremona, Rimini, Castelvolturno, Marcianise, Qualiano, Sessa Aurunca.
Agosto 2005 - Mondragone - mostra di pittura e scultura con lo scultore americano Michael Florin Dente.
Agosto 2010 – Préveza (Grecia) Mostra personale d’Arte contemporanea che ha come partner la Regione Campania, la Provincia di Caserta, l' Assessorato al Turismo della città di Mondragone, la Pro Loco di Mondragone, l'Associazione "La Rocca del Drago" e l'Accademia Internazionale "Città di Roma". La mostra "Colori e Sapori" approda per la prima volta in Grecia e rappresenta un evento che assume l'impegno di recuperare e valorizzare le forme artistiche di espressione umana e di tutto il patrimonio culturale del territorio dell'antica Sinuessa.
Il 28 dicembre 2016, Claudio Di Lorenzo "ClaDiLo" ha lasciato questa vita terrena.






Ogni artista intinge il pennello 
nella sua anima, e 
dipinge la sua stessa natura 
nelle sue immagini.

Henry Ward Beecher



domenica 27 settembre 2015

Fagiolata al Casale di Sant'Angelo di Mondragone: una tradizione che continua...!



E’ in questi caratteristici ed antichi portoni e cortili del Casale di Sant’Angelo di Mondragone che si svolgerà stasera, 27 settembre 2015, la 37^ edizione della Fagiolata.
Ideata da un gruppo di amici quale momento quasi goliardico a margine dei festeggiamenti per il patrono del casale, san Michele arcangelo, la manifestazione è oggi divenuta un’evento atteso da tutta la città di Mondragone, capace di attrarre numerosi ospiti da tutta la Campania. Tutto per  gustare i fagioli, veramente cucinati e conditi in tutte le salse, con la specialità del casale che è quella “alla bufona”.
Tutti pronti, quindi, a partire dalle ore 20,30 con il classico tegamino di coccio ed il cucchiaio in legno… sarà l’occasione per assaggiare anche un bicchiere di buon Falerno.


Mondragone. Fagiolata al Casale di Sant'Angelo
Camioncino pubblicitario in occasione della 32 edizione 



Un po’ di Storia:
Tra i prodotti del Nuovo Mondo il fagiolo Phaseolus vulgaris fu quello che incontrò il più immediato successo in Europa perché apparentato, anche sotto il profilo morfologico, con vari legumi autoctoni: la fava e i fagioli della specie dolicus, diffusi anche in Asia e in Africa e noti ai Romani (due ricette compaiono già nella raccolta di Apicio), ma soprattutto il fagiolo dall’occhio Vigna unguiculata che si differenzia dall’americano per la macchia sul cotiledone e per il fatto di essere strisciante, anziché rampicante.

Mondragone. La "scugnatura" dei fagioli
Nel mese di Agosto i contadini di Mondragone preparano i semi di fagiolo, da usare successivamente 
per il consumo alimentare o per la successiva semina, separandoli dai baccelli secchi.

Nella dieta degli amerindiani l’apporto di vitamina PP (Pellagra prevention) dei fagioli bilanciava a perfezione la carenza del mais, mentre in Europa sono il potere saziante e l’alto valore proteico, in associazione con altri vegetali feculenti – in genere la rapa – che ne decretano il successo come piatto base delle classi subalterne (il fagiolo diviene la carne dei poveri) e, per contro, l’esclusione dai più importanti ricettari di ambiente nobiliare.

I fagioli diventano per antonomasia la pietanza dei lavoratori e dei contadini, rozzo companatico che, nel solco della tradizione della satira contro il villano, ribadisce la rozzezza del suo consumatore.

Così l’epigrafe tombale di Bertoldo il bifolco cortigiano di Giulio Cesare Croce (1606) ne suggella l’epopea terrena coi tragicomici versi:

“morì con aspri duoli / per non poter mangiar rape e fagioli”.

La foto n. 2 è stata gentilmente concessa dal sig. Antonio Tagliatatela; le altre sono di Salvatore Bertolino